Proteggi la sua infanzia

e adolescenza.

Promuoviamo e Valorizziamo l'Istruzione Parentale

Creando Ambienti di Apprendimento
Stimolanti e Inclusivi per tutti.

La Fondazione Libera Schola Ente del Terzo Settore (ETS) è un'organizzazione no-profit impegnata nella promozione e valorizzazione dell'istruzione parentale e l'educazione collaborativa. Uno dei nostri scopi è creare un collegamento efficace tra le famiglie che scelgono questa modalità educativa e le istituzioni scolastiche, con l'obiettivo di realizzare un ambiente di apprendimento inclusivo e stimolante.

Nel nostro Paese, troppi ragazzi rimangono invisibili: segnati da difficoltà—sociali, emotive, cognitive o ambientali—si confrontano con un sistema scolastico che, pur benintenzionato, spesso manca di strumenti ad hoc per accoglierli. 


Libera Schola agisce come ponte tra casa e scuola: non contrapporsi, ma collaborare. Offriamo percorsi di supporto educativo personalizzato, progettati per rafforzare ciò che la scuola può già dare e integrare dove rimangono lacune. Insieme al personale educativo e alle reti territoriali, creiamo ambienti sereni e inclusivi, dove la fiducia sostituisce il conflitto e ogni passo è un passo di rinascita.


Qui, l’apprendimento torna sensazione di scoperta, non di giudizio. La fragilità dei giovani e delle loro famiglie diventa terreno fertile, dove ogni nuova relazione può sbocciare. Insieme possiamo costruire percorsi educativi che trasformano il bisogno in opportunità:
una scuola più umana, una comunità più forte, un futuro dove giovani fragili non restano ai margini ma brillano davvero. In questo contesto, l’istruzione parentale rappresenta uno degli strumenti possibili — un'opportunità per ricostruire fiducia, adattare i tempi, creare nuove modalità di apprendimento là dove quelle standard non funzionano. Restituisce respiro, dignità e possibilità di crescere senza sentirsi sbagliati a tanti studenti ogni anno.

Supporto Concreto

Esiste già oggi un nuovo modo di fare scuola. E lo stiamo costruendo ogni giorno, con gruppi di studio, gioco e crescita che funzionano.


Nei nostri Learning Pods e nei percorsi comunitari, bambini e ragazzi vivono un’esperienza educativa dove la relazione viene prima del rendimento, e la curiosità è accolta prima di essere valutata. Siamo già operativi in diverse regioni d’Italia, con realtà che uniscono famiglie, educatori e territori, restituendo valore alla dimensione dell’apprendimento come esperienza viva, gioiosa e profonda. Non stiamo più immaginando. Stiamo già facendo.


Oggi, con alle spalle anni di sperimentazione concreta e risultati tangibili, siamo pronti a fare un passo in più: dare vita a scuole paritarie che rendano questo modello accessibile a sempre più famiglie, in modo continuativo, strutturato e riconosciuto. Parliamo di scuole diverse: ambienti dove il gioco non è un riempitivo ma un linguaggio educativo; dove le differenze non sono motivo di esclusione ma patrimonio condiviso; dove ogni bambina e ogni bambino fragile può trovare ascolto, strumenti e nuove possibilità.



La nostra visione è chiara. Il nostro modello è testato. Ora è il momento di crescere.

Immagina

Vogliamo che ogni bambino, anche il più fragile, possa crescere in un ambiente dove apprendere è un atto di libertà, non un’imposizione. Dove la socialità è sicura e arricchente, e ogni giovane si senta visto, accolto, sostenuto. Un’educazione così genera adulti più empatici, più creativi, più resilienti — e quindi una società più sana.


Per far fiorire davvero un bambino, bisogna sostenere la sua famiglia. Per questo, accanto ai percorsi educativi, offriamo spazi di ascolto e supporto concreto per i genitori, in particolare per le donne che più spesso portano il peso della cura, dell’organizzazione quotidiana e della responsabilità educativa. Aiutare loro significa aiutare l’intero nucleo. Il nostro impegno è già concreto: realizziamo gruppi educativi e ricreativi attivi sul territorio, offriamo affiancamento personalizzato a bambini e ragazzi fragili, accompagniamo famiglie in difficoltà in percorsi di autonomia educativa. Organizziamo viaggi, eventi, momenti formativi e comunitari per rigenerare legami e visioni.



Libera Schola è molto più di un progetto educativo. È una risposta culturale e sociale a chi, oggi, ha bisogno di un'altra possibilità.

La nostra Missione

Sostieni la missione di Libera Schola e aiutaci a costruire un futuro dove il rispetto, la comprensione e l’amore per l’apprendimento siano la base di ogni aula e il cuore pulsante di ogni famiglia.



Con il tuo aiuto, possiamo creare luoghi educativi dove gentilezza e ascolto non siano l’eccezione, ma la regola. Spazi in cui ogni bambino e adolescente — anche il più fragile — possa sentirsi accolto, valorizzato e libero di brillare.


Sostenere Libera Schola significa anche difendere la libertà educativa e il diritto delle famiglie di scegliere percorsi come l’Homeschooling, spesso l’unica risposta possibile per chi è stato lasciato ai margini da un sistema troppo rigido. Insieme, possiamo garantire che nessuna famiglia venga lasciata sola nel proprio cammino educativo. Con il tuo sostegno possiamo realizzare uno dei nostri progetti più ambiziosi: la nascita di una scuola paritaria inclusiva, aperta sia a studenti homeschooler che a studenti provenienti dalla scuola tradizionale. Un luogo dove prepararsi agli esami in un clima sereno, rispettoso, flessibile — dove la libertà educativa incontra il rigore e la relazione, e ogni scelta viene rispettata.

Un mondo migliore inizia con una scuola migliore.

Scopri come l'incontro tra il Ministro Giuseppe Valditara e i ragazzi del progetto EDUlearn ha segnato un punto di svolta per l'educazione parentale in Italia. Grazie alla guida di Erika Di Martino e alla Fondazione Libera Schola, l’Homeschooling è sempre più riconosciuto e supportato, offrendo nuove opportunità alle famiglie che scelgono questo percorso. Clicca qui per scoprire i dettagli di questo evento rivoluzionario e il futuro del homeschooling nel nostro Paese.

Guarda il video dell’intervista!

Cosa Facciamo

Educazione e Formazione

Offriamo supporto didattico online e assistenza personalizzata agli studenti che seguono l'istruzione parentale, ospedaliera o domiciliare, garantendo un accompagnamento educativo su misura che rispetti le esigenze specifiche di ogni studente.


Inoltre, organizziamo eventi educativi e formativi per adulti, ragazzi e bambini, promuovendo un modello di apprendimento inclusivo e flessibile. Questi incontri mettono al centro l'importanza di rispettare i tempi e le modalità di apprendimento di ciascuno, favorendo un'educazione che valorizzi il potenziale unico di ogni studente.

Innovazione Didattica

Collaboriamo con le scuole per introdurre innovazioni didattiche e corsi che valorizzano il gioco libero e il pensiero divergente.


Promuoviamo la creazione di circoli didattici per sostenere la pratica di un'educazione diversificata, democratica e in natura.

Sosteniamo la crescita dei Learning Pods nelle biblioteche, offrendo spazi accessibili dove i ragazzi possono apprendere e socializzare in modo flessibile e collaborativo. Promuoviamo anche l'
apprendimento all'aperto, convinti che l'esperienza diretta della natura sia essenziale per lo sviluppo dei bambini. Con il tuo aiuto, possiamo ampliare queste iniziative, creando nuove opportunità educative innovative e inclusive.

Progetti Speciali

Libere Ludere: Un progetto pensato per valorizzare il gioco libero come strumento educativo fondamentale. Attraverso attività ludiche non strutturate, i bambini possono esplorare il mondo che li circonda, sviluppare creatività, autonomia e capacità di risoluzione dei problemi, tutto in un ambiente che stimola la collaborazione e il confronto con i pari. Libere Ludere promuove un apprendimento che rispetta i tempi e le inclinazioni individuali, permettendo ai bambini di crescere in modo naturale e sereno.


Libera Schola: Un'iniziativa ambiziosa che mira all'apertura di scuole innovative, basate sui principi dell'educazione inclusiva, del rispetto per le differenze individuali e del gioco libero come metodo di apprendimento. Il progetto intende creare un nuovo modello educativo, che mette al centro la persona e promuove un apprendimento attivo, dinamico e in armonia con la comunità.

Scambi e Viaggi

La Fondazione Libera Schola promuove con entusiasmo scambi di studenti e viaggi studio, riconoscendo in queste esperienze un'opportunità unica per arricchire il percorso educativo di studenti scolarizzati e homeschoolers. Questi programmi offrono la possibilità di ampliare gli orizzonti culturali e personali, immergendosi in contesti nuovi e stimolanti. Gli scambi internazionali e i viaggi studio non solo incentivano l'apprendimento interculturale, ma rappresentano anche un'occasione preziosa per sviluppare competenze chiave come l'adattabilità, la comunicazione e la capacità di lavorare in team.


Partecipare a queste iniziative permette ai ragazzi di sperimentare nuove prospettive, confrontarsi con culture diverse e crescere sia a livello accademico che personale. Inoltre, queste esperienze promuovono lo sviluppo di una maggiore consapevolezza globale, incoraggiando un'apertura mentale che li aiuterà a essere cittadini del mondo,

Educazione Green

Libera Schola si muove in armonia con le principali strategie educative e sociali italiane, europee e internazionali. Promuoviamo un’educazione che unisce cura, sostenibilità e inclusione, in piena coerenza con l’Agenda dell’ONU, riconoscendo il ruolo centrale della famiglia e il valore dell’empowerment femminile.


Le nostre attività si inseriscono anche nella Strategia Nazionale per l’Educazione alla Sostenibilità promossa da UNESCO, e riflettono le indicazioni della Commissione Europea sulla transizione verde e l’educazione ambientale (“Learning for the Green Transition and Sustainable Development”).


Crediamo che coinvolgere attivamente bambini e adolescenti in percorsi di istruzione parentale — ben strutturati, supportati e connessi alla comunità — sia fondamentale per raggiungere questi obiettivi. L’homeschooling accompagnato con cura, può diventare uno strumento potente per costruire un’educazione personalizzata, responsabile e profondamente formativa, in cui il rispetto per la persona e per l’ambiente si apprendono ogni giorno, vivendo.

Apprendimento Intergenerazionale

La Fondazione Libera Schola promuove l'apprendimento intergenerazionale, creando opportunità di scambio e crescita tra giovani e anziani. Attraverso progetti condivisi, i ragazzi possono attingere al prezioso patrimonio di conoscenze ed esperienze degli anziani, arricchendo così il loro percorso educativo. Allo stesso tempo, gli anziani trovano nuove ispirazioni e idee grazie alla freschezza e alla creatività dei più giovani.


Questo tipo di apprendimento va oltre il semplice trasferimento di competenze: rafforza il senso di comunità e favorisce relazioni significative basate su rispetto, empatia e condivisione.

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Blog

Autore: Erika Di Martino 10 dicembre 2025
Siamo tornati da poco da tre giornate che rimarranno nel cuore di tutti: un piccolo viaggio educativo vissuto nella cornice naturale di Nepi, un luogo immerso nel verde della provincia di Viterbo che, ogni volta, ci accoglie con un silenzio pieno e vibrante. Qui, dove lo sguardo può correre lontano e il ritmo del respiro si distende, bambini e ragazzi ritrovano uno spazio in cui possono finalmente sentirsi leggeri, curiosi, presenti. In questo ambiente così autentico — con partecipanti dai sette ai diciassette anni — si è creata un’atmosfera speciale, resa possibile dall’accoglienza del luogo e dalla presenza del team EDUpar e della Fondazione Libera Schola. Non si è trattato semplicemente di una gita, ma di un percorso educativo che ha toccato mente, emozioni, corpo e relazioni. La natura come educatrice invisibile Uno degli elementi più potenti di queste giornate è stata la natura stessa. Senza bisogno di parole o spiegazioni, ha raggiunto i ragazzi in modo diretto e genuino. Gli animali — i pony tranquilli, gli alpaca curiosi, gli asini pacati, l’imponente struzzo — sono stati compagni silenziosi di apprendimento. Ogni incontro ha suscitato stupore, rispetto, tenerezza, voglia di capire. La natura non giudica: accoglie. Invita ad avvicinarsi con lentezza, ad ascoltare, a osservare davvero. Molti partecipanti hanno raccontato di essersi sentiti più presenti, più sereni. In un mondo sovraccaricato di stimoli digitali, il contesto di Nepi ha restituito loro uno spazio interiore raro e prezioso. Un percorso costruito intorno alla persona L’esperienza proposta non è stata una semplice sequenza di attività, ma un cammino integrato pensato per il benessere globale dei partecipanti. La pedagogia EDUpar e della Fondazione Libera Schola mette al centro il rispetto dei tempi individuali, l’osservazione attenta e la valorizzazione della persona nella sua unicità. A Nepi, questo approccio ha permesso ad ogni ragazzo di entrare nell’esperienza con il proprio passo: nessuna pressione, nessuna performance richiesta. Solo autenticità e presenza. Comunicare con tutto il corpo: public speaking e consapevolezza Una parte fondamentale del programma è stata dedicata alla comunicazione, non solo come uso della voce, ma come modo di stare nel mondo. Attraverso laboratori di public speaking, i ragazzi hanno esplorato postura, contatto visivo, ritmo del discorso, uso dello spazio. È stato sorprendente vedere quanto velocemente molti di loro abbiano trovato sicurezza: chi era timido ha iniziato a emergere, chi parlava troppo rapidamente ha scoperto la potenza delle pause, chi temeva il giudizio ha compreso il valore del gruppo come luogo sicuro. Il corpo è diventato strumento espressivo, un alleato capace di sostenere e rivelare. Guardarsi dentro: valori, emozioni, forze interiori Accanto al lavoro fisico ed espressivo, i partecipanti hanno affrontato momenti di riflessione dedicati alla scoperta di sé. Attraverso attività mirate, hanno esplorato valori personali, punti di forza, paure, desideri e sfide quotidiane. Le conversazioni nate in questi spazi sono state profonde: i più piccoli, con la loro spontaneità, hanno sorpreso per lucidità, gli adolescenti hanno portato complessità e sincerità. Conoscersi è un viaggio impegnativo, ma fondamentale: questi tre giorni hanno offerto un primo passo in quella direzione.
21 novembre 2025
Tre bambini sono stati allontanati dalla loro famiglia e inseriti in una struttura protetta. Palmoli, Abruzzo. Novembre 2025. A motivare la decisione del Tribunale dei Minori dell’Aquila: la scelta di una vita nel bosco, senza servizi a norma, e l’adozione dell’homeschooling in forma dichiarata ma non convenzionale. Una vicenda che ci tocca profondamente come Fondazione Libera Schola, perché solleva interrogativi cruciali sulla libertà educativa, sulla funzione della scuola nella società contemporanea e sul ruolo dello Stato quando le famiglie scelgono percorsi alternativi. Non si tratta di una situazione di abuso, né di incuria nel senso abituale del termine. Si tratta, piuttosto, di una scelta esistenziale e pedagogica alternativa, che ha disturbato il senso comune istituzionalizzato e ha incontrato la reazione più dura possibile: la separazione forzata dei bambini dai genitori. Non è una questione tecnica. È una questione culturale. Questa non è la storia di una famiglia “inadempiente”. È la storia di una famiglia che ha scelto uno stile di vita essenziale, orientato all’autosufficienza, e una forma di educazione parentale basata su ritmi naturali, apprendimento esperienziale e relazioni significative. La scelta dell’unschooling, sebbene non ancora normata nel dettaglio dal nostro ordinamento, non è illegale. È semplicemente fuori dagli schemi. Il Tribunale ha parlato di “pericolo oggettivo” per l’integrità psicofisica dei minori, con particolare riferimento alla vita di relazione e all’assenza di trattamenti sanitari obbligatori. Tuttavia, la vicenda nasce da un episodio accaduto più di un anno fa: un’intossicazione da funghi, risolta in ospedale. Nessun segnale di maltrattamenti, nessuna denuncia per abuso, nessuna situazione di emergenza evidente. Eppure, a distanza di mesi, arriva una decisione che cambia per sempre la vita di questi bambini. Se davvero ci fosse stato un rischio così grave, perché la giustizia ha atteso oltre dodici mesi? Se c’era un pericolo reale, l’intervento sarebbe dovuto essere immediato. Invece, è arrivato sotto la pioggia di novembre con cinque pattuglie dei carabinieri e l’esecuzione di un decreto che pare più una punizione ideologica che una misura di tutela. Socializzazione: davvero serve la scuola per imparare a stare con gli altri? Nel decreto si legge che “la deprivazione del confronto tra pari” potrebbe avere effetti negativi sullo sviluppo. È un argomento che da anni viene utilizzato per screditare l’educazione parentale, senza però tenere conto della complessità del concetto di socializzazione. Perché mai si dovrebbe presupporre che la relazione umana autentica avvenga solo dentro le mura scolastiche? La socializzazione non nasce tra file di banchi, ma nella libertà di esplorare, nella possibilità di scegliere le proprie relazioni, nei legami significativi e intergenerazionali che molti bambini oggi non vivono più nemmeno tra i banchi. La socializzazione scolastica imposta, spesso sterile e carica di dinamiche di controllo e competizione, non è sinonimo di crescita relazionale sana. Migliaia di studenti italiani vivono ogni giorno in contesti scolastici poveri di ascolto, presenza e autenticità. Non si parla mai di questo quando si invoca la “vita di relazione”. La relazione non si impone. Si costruisce. E l’isolamento può avvenire anche in classe, quando le emozioni vengono negate, quando l’adulto di riferimento è distante, quando la pressione performativa sostituisce la cura. I numeri che il sistema dimentica È necessario ricordare alcuni dati fondamentali, troppo spesso ignorati nel dibattito pubblico. In Italia, un minore su quattro sotto i 16 anni vive in condizioni di povertà o esclusione sociale. Il tasso di abbandono scolastico precoce si attesta al 10,5%, con punte che superano il 30% tra i minori rom e stranieri. Nei contesti più fragili, i bambini non vanno a scuola, non ricevono supporto educativo né sanitario, vivono spesso in ambienti degradati, ma lo Stato interviene solo a tratti, in modo discontinuo e poco risolutivo. Inoltre, i disturbi psicologici tra i minori scolarizzati sono in forte aumento: ansia, depressione, autolesionismo, disturbi alimentari sono ormai fenomeni diffusi anche nella fascia tra i 10 e i 14 anni. Eppure, il sistema scolastico non viene messo in discussione. Nessuno ordina allontanamenti forzati in massa dalle scuole. Nessuno parla di “vita di relazione compromessa” per i bambini che trascorrono le giornate isolati dietro uno schermo o in aule affollate senza ascolto né cura. Un precedente pericoloso Il caso Palmoli non è isolato. Solo pochi mesi fa, a Roma, un’intera comunità condominiale si è mobilitata per evitare la sottrazione coatta di una bambina. In altre situazioni, invece, la giustizia non ha saputo intervenire per tempo, lasciando bambini in ambienti gravemente pericolosi. Questo ci dice che non esiste una reale coerenza nell’intervento dello Stato. Esiste, piuttosto, una crescente insofferenza verso chi esce dai binari prestabiliti. Il punto non è essere d’accordo con tutto ciò che fanno queste famiglie. Il punto è che il dissenso educativo non può e non deve essere criminalizzato. Chi sceglie di vivere in modo sobrio, di educare fuori dalla scuola, di usare l’acqua del pozzo e di riscaldare con la legna, non è automaticamente un genitore pericoloso. Cosa possiamo fare Come Fondazione Libera Schola: •⁠ ⁠Monitoriamo il caso di Palmoli con attenzione, insieme a realtà amiche e legali esperti. •⁠ ⁠Difendiamo il diritto alla scelta educativa responsabile e consapevole. •⁠ ⁠Sosteniamo famiglie che educano fuori dalla scuola con serietà e coerenza. •⁠ ⁠Promuoviamo una cultura del rispetto verso la diversità pedagogica. •⁠ ⁠Invitiamo tutti a firmare la petizione in difesa della famiglia ( link ) e a condividere questa storia. La libertà educativa non è un privilegio. È un diritto umano fondamentale. Se oggi si può togliere un figlio a una famiglia solo perché vive nel bosco e non ha l’acqua corrente, domani si potrà fare lo stesso con chi vive in una comune, in un camper, in una yurta, in cohousing rurale o semplicemente... ha scelto di non mandare il proprio figlio a scuola. Tutelare i bambini significa anche tutelare il diritto dei genitori a educarli in modo diverso, quando questo avviene con amore, presenza e responsabilità. Perché non esiste educazione senza libertà. E non esiste libertà senza il coraggio di difenderla.
Autore: Erika Di Martino 2 novembre 2025
Una vicenda silenziosa, ambientata nei boschi dell’Abruzzo, è diventata in poche settimane oggetto di attenzione nazionale. Una coppia straniera vive con i propri tre figli vicino a Palmoli, in una abitazione isolata, priva dei servizi tradizionali, e si trova ora sotto indagine da parte della Procura dei Minori. Per molti è un caso di trascuratezza; per altri, al contrario, una scelta radicale e coerente. Per chi opera nel campo dell’istruzione parentale, rappresenta qualcosa di più profondo: un segnale che lo Stato è sempre più incline a varcare la soglia delle case per stabilire cosa sia “giusto” per i nostri figli. Ogni qualvolta una famiglia opta per un percorso fuori dagli schemi — meno consumista, più autosufficiente, più libero — la reazione sociale è spesso di sospetto. I titoli parlano di “bambini senza scuola”, “case senza elettricità”, “famiglie isolate”. Dietro queste parole si cela non tanto la realtà quanto la paura del diverso. Una famiglia che decide di vivere in modo indipendente, di educare in libertà o di ridurre la propria impronta sulla terra, non è più vista come esempio di coraggio, bensì come minaccia all’ordine costituito. E così, al posto del dialogo, si impone il controllo; al posto della comprensione, la diffidenza. L’istruzione parentale, riconosciuta dalla legge italiana, non equivale a abbandono, ma a responsabilità consapevole. Significa essere presenti ogni giorno nella crescita dei figli, costruire una “scuola diffusa” — in casa, nei parchi, nei viaggi, nelle relazioni. La maggior parte delle famiglie homeschooler non vive ai margini della società, ma ne è parte attiva, con reti educative solide e collaborative. Eppure, basta un caso estremo per gettare un’ombra su migliaia di genitori impegnati con dedizione e trasparenza. In questo cortocircuito si confondono autonomia educativa e rifiuto delle regole, e la libertà stessa viene accusata.  La Costituzione italiana attribuisce ai genitori la responsabilità primaria dell’educazione dei figli. Lo Stato ha un ruolo di garanzia, non di sostituzione. Tuttavia, negli ultimi anni abbiamo assistito a un’inversione di ruoli: famiglie costrette a giustificare scelte del tutto legittime, bambini allontanati “per prudenza”, tribunali che valutano stili di vita anziché reati. Quando in casi di separazione o divorzio uno dei genitori propone l’istruzione parentale e l’altro la scuola tradizionale, le sentenze quasi sempre pendono dalla parte dell’istituzione scolastica : non conta quanto bene possa dimostrare un genitore homeschooler il benessere dei figli, conta piuttosto la “sicurezza” dello status‑quo. È un segnale culturale, non solo giuridico: lo Stato si fida di più di se stesso che delle famiglie. Il messaggio che ne emerge è chiaro: puoi educare in libertà, ma solo fintanto che non metti in discussione l’ordine stabilito. Tuttavia, perché la libertà sia tale, deve poter esistere anche al di fuori della comodità del consenso. Esistono oggi, all’interno del sistema scolastico stesso, numerose situazioni di reale abbandono educativo che spesso sfuggono all’attenzione degli enti preposti. Minori lasciati soli per ore davanti a schermi, esposti precocemente a contenuti inappropriati, immersi in ambienti privi di relazione e cura autentica. Allo stesso tempo, vi sono famiglie che vivono in condizioni di precarietà abitativa, senza dimora fissa o in continuo spostamento, i cui figli, pur risultando formalmente iscritti a scuola, di fatto non frequentano e non ricevono alcuna continuità formativa. In questi casi, il bisogno di intervento da parte dei servizi sociali è concreto e urgente. È fondamentale che le risorse e le energie delle istituzioni si concentrino sulle situazioni dove effettivamente sussistono rischi educativi e di tutela, distinguendo con chiarezza le scelte pedagogiche responsabili — anche quando non convenzionali — da contesti di vera trascuratezza o disagio. È importante riflettere su una dinamica spesso sottovalutata: molte famiglie straniere — ma anche alcune italiane — che scelgono in Italia l’istruzione parentale, pur conoscendo perfettamente diritti e doveri, ignorano come funzioni il contesto culturale e istituzionale italiano. In altri Paesi, le procedure sono standardizzate e impersonali. In Italia, invece, molto dipende da come ci si presenta, da come si comunica, e da chi si ha di fronte. Conoscere la norma non rende immuni dalle pratiche: chi vive fuori dagli schemi deve agire con attenzione, misurare ogni passo, evitare esposizioni inutili. La trasparenza è valore, ma in certi contesti può trasformarsi in vulnerabilità. È un invito all’intelligenza situazionale: non basta avere ragione, serve saper operare nella realtà. Dietro i titoli sensazionalistici c’è una questione più profonda: una società che fatica ad accettare la libertà come valore reale. Siamo abituati a delegare tutto — la salute, l’educazione, le scelte morali — e chi decidesse di assumersi la responsabilità diventa “pericoloso”. Eppure, sono proprio queste famiglie — spesso etichettate come “irresponsabili” — a incarnare la forma più alta di responsabilità: educano, nutrono, costruiscono, vivono con coscienza. Non chiedono privilegi; chiedono rispetto. L’Italia non ha bisogno di più controllo. Ha bisogno di più fiducia, di più ascolto, di più alleanze tra istituzioni e famiglie. Le istituzioni devono imparare a collaborare con le famiglie, non a sospettare di loro. Le famiglie, a loro volta, devono conoscere i propri diritti e renderli visibili con rispetto e trasparenza. Libertà e sicurezza non sono antagoniste: sono due facce della stessa medaglia. La vera sfida è mantenerle in equilibrio. Alla fine, la questione non è dove vivano i bambini, ma chi ha il diritto di guidarli nella vita: i loro genitori o lo Stato?
Autore: Matteo Curto 2 ottobre 2025
Quando le famiglie si incontrano, nasce una nuova educazione Dal 24 al 28 settembre 2025, la Fondazione Libera Schola ha partecipato a un incontro internazionale dedicato alle famiglie che praticano istruzione parentale. La cornice? La città di Brașov , in Romania, con le sue mura antiche, le montagne sullo sfondo e un’atmosfera che ha saputo accogliere con calore oltre cento famiglie da tutta Europa e Nord Africa. Abbiamo vissuto giornate intense di scambi, ispirazioni e pratiche concrete. Le mattine erano dedicate a tavoli di lavoro per genitori su temi chiave: organizzazione dell’apprendimento, burocrazia nei diversi paesi, lavoro da remoto, gestione familiare. I pomeriggi si aprivano alla scoperta del territorio, con visite culturali e attività genitori-figli. Le serate comunitarie si concludevano spesso attorno a un grande falò , tra racconti, canti tradizionali rumeni, danze collettive e piatti condivisi. Lì, nel cerchio del fuoco, ci siamo ricordati perché facciamo ciò che facciamo: per costruire legami che nutrono l’apprendimento e la crescita. La presenza di giovani adulti cresciuti fuori dal sistema scolastico tradizionale ha dato un segnale forte: sì, è possibile crescere liberi e competenti, quando si è accompagnati con fiducia. Le famiglie hanno condiviso strumenti, idee, ma anche dubbi e vulnerabilità. Questo rende questi incontri così preziosi: non si torna solo con appunti, ma con visioni. In un’Europa dove in alcuni paesi – come Germania e Svezia – l’homeschooling è ancora vietato, e in altri – come la Slovenia – è limitato da esami statali massivi, costruire alleanze internazionali è fondamentale. Anche il Regno Unito vive oggi pressioni politiche per restringere la libertà educativa. La comunità educante come risposta alla frammentazione Uno degli aspetti più toccanti dell’incontro a Brașov è stato vedere come famiglie che parlano lingue diverse, vivono in contesti molto differenti e seguono approcci pedagogici eterogenei, riescano comunque a costruire un linguaggio comune . Un linguaggio fatto di ascolto, curiosità, rispetto per i tempi dei bambini e desiderio autentico di crescita condivisa. In un mondo in cui l’educazione viene sempre più appiattita su standard, test e conformismo, riconoscersi come comunità educante transnazionale è un atto culturale e politico potente. Le famiglie presenti a Brașov non erano semplicemente “fuori dalla scuola”: erano dentro un progetto più ampio di rigenerazione sociale, che parte dalla relazione e dalla fiducia nelle potenzialità di ogni essere umano. La Fondazione Libera Schola si inserisce in questa visione come punto di riferimento per chi desidera costruire, non solo scegliere un’alternativa. La nostra presenza a Brașov ha permesso di intrecciare nuovi legami con realtà educative in Romania, Ungheria, Polonia e paesi anglofoni, con cui stiamo già avviando progetti congiunti di ricerca, mobilità e formazione . Perché educare fuori dalla scuola non significa “fare da soli”, ma costruire nuove strade, insieme . E in tempi di incertezza, essere parte di una rete viva, radicata e orientata al bene comune è ciò che rende possibile non solo resistere, ma fiorire . La Fondazione Libera Schola è nata anche per questo: non solo per sostenere le famiglie nel quotidiano, ma per presidiare con consapevolezza il diritto a una pedagogia viva, libera e autentica , contribuendo a costruire una rete europea che difenda l’infanzia, la famiglia e il futuro. Perché un’altra educazione non solo è possibile, esiste già e ogni incontro ci ricorda che non siamo soli. Homeschooling Europe è un’Associazione non profit con sede a Losanna, in Svizzera. Creata secondo le leggi del Canton Vaud, difende il diritto fondamentale dei genitori di scegliere l’educazione dei propri figli e promuove la libertà di homeschooling in tutta Europa. L’associazione rappresenta e sostiene le famiglie e le organizzazioni nazionali, fornisce informazioni e contatti utili, facilita la ricerca e l’accesso a risorse, organizza incontri e conferenze. Homeschooling Europe lavora affinché i genitori possano esercitare pienamente il loro diritto di scelta educativa, sempre nell’interesse dei bambini.
2 ottobre 2025
Nel settembre 2025 l’UNESCO ha pubblicato Homeschooling through a Human Rights Lens , un documento che analizza l’istruzione parentale all’interno del quadro dei diritti umani. (trovi il pdf sfogliabile in fondo all'articolo) Si tratta di un passaggio rilevante perché, per la prima volta, un organismo internazionale riconosce apertamente l’homeschooling come una forma legittima di educazione, pur evidenziando al tempo stesso alcune sfide e criticità. Lo studio nasce dall’Initiative on the Evolving Right to Education, avviata nel 2023 per ripensare il diritto all’educazione alla luce delle trasformazioni del XXI secolo. Tra i temi trattati vi sono l’apprendimento digitale, l’educazione permanente, i diritti dei gruppi vulnerabili e l’accesso all’istruzione superiore. Un riconoscimento esplicito dell’homeschooling Uno degli elementi più significativi del documento è la chiara distinzione tra homeschooling e altre forme educative. L’UNESCO afferma infatti: “Homeschooling stands apart from traditional and non-traditional schooling because it is primarily parent-directed, home-based, flexible in duration, and involves direct parental responsibility.”  L’homeschooling si distingue dalla scuola tradizionale e non tradizionale perché è principalmente diretto dai genitori, svolto a casa, flessibile nella durata e implica una responsabilità diretta dei genitori. Questo passaggio conferisce all’istruzione familiare una piena dignità educativa, riconoscendola come un modello autonomo e distinto, incentrato sul ruolo diretto delle famiglie. La questione della qualità educativa Un altro aspetto centrale riguarda la definizione e la valutazione della “qualità” nell’homeschooling. L’UNESCO sottolinea che questo è un campo complesso, dove i dati sono ancora scarsi e spesso metodologicamente deboli. “Assessing quality in homeschooling is challenging due to limited data, methodological flaws in existing studies, and the diversity of homeschooling contexts.”  Valutare la qualità dell’homeschooling è difficile a causa della scarsità di dati, dei limiti metodologici degli studi esistenti e della diversità dei contesti. Il documento evidenzia quindi la necessità di ulteriori ricerche e di un maggiore impegno da parte delle associazioni e delle comunità educative. Le famiglie possono avere un ruolo determinante nel fornire dati, esperienze e testimonianze capaci di arricchire il dibattito internazionale. Il tema della socializzazione Lo studio richiama l’articolo 29 della Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia, ribadendo che l’educazione non si limita all’acquisizione di conoscenze, ma deve favorire lo sviluppo sociale, il pensiero critico e la partecipazione attiva alla vita comunitaria. “Education should promote socialization, critical thinking, and participation in social life.”  L’educazione dovrebbe promuovere la socializzazione, il pensiero critico e la partecipazione alla vita sociale. Pur riconoscendo che molti bambini educati in famiglia sviluppano buone capacità relazionali, il documento esprime preoccupazione per la possibile mancanza di esposizione a prospettive diverse. Questo punto richiama l’attenzione sull’importanza di creare occasioni di incontro, attività culturali, momenti comunitari e spazi di confronto che possano arricchire l’esperienza dei ragazzi in istruzione parentale. I punti di forza individuati Tra gli aspetti positivi messi in luce dal documento, spiccano alcuni elementi rilevanti per la difesa dell’homeschooling: La legittimità riconosciuta, che distingue l’istruzione familiare come percorso educativo distinto e valido. La flessibilità e l’adattabilità, considerate fondamentali per rispondere ai bisogni individuali e culturali dei bambini. Il pluralismo educativo, reso evidente dalla difficoltà di definire e misurare in modo uniforme la qualità. La necessità di incrementare la ricerca, che offre spazio alle famiglie per contribuire con dati e testimonianze dirette. Le criticità da affrontare Accanto ai riconoscimenti positivi, il documento mantiene una prospettiva fortemente legata allo Stato. Alcuni punti sollevano infatti preoccupazioni tra le famiglie e le associazioni: L’approccio “statocentrico”, con grande enfasi su regolamentazione, registrazione e controlli. Le perplessità relative alla socializzazione, che rischiano di perpetuare stereotipi non sempre fondati. L’identificazione della qualità con gli standard scolastici, che può escludere approcci alternativi e innovativi. L’attenzione alle procedure di controllo, a fronte di una scarsa riflessione su come sostenere concretamente le famiglie. Il rapporto UNESCO Homeschooling through a Human Rights Lens rappresenta un passaggio storico: per la prima volta, l’istruzione parentale entra ufficialmente nel linguaggio dei diritti umani a livello globale. Questo apre nuove opportunità per il dialogo con le istituzioni, ma richiede anche vigilanza. Da un lato, le famiglie possono fare leva sul riconoscimento della legittimità dell’homeschooling e sulla valorizzazione della sua flessibilità. Dall’altro, occorre rispondere con dati ed esperienze concrete ai dubbi sollevati, soprattutto riguardo alla socializzazione e alla qualità educativa. In definitiva, il documento UNESCO segna un passo avanti importante, ma conferma anche la necessità di un impegno costante da parte delle famiglie, delle associazioni e delle comunità homeschooler per garantire che il diritto all’educazione sia pienamente riconosciuto anche nella sua forma familiare.
6 luglio 2025
Lo Stato non può e non deve sostituirsi alla famiglia .
29 giugno 2025
Nel maggio 2025, il Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite ha pubblicato un documento fondamentale che potrebbe (e dovrebbe) cambiare il modo in cui pensiamo all’istruzione: si tratta del rapporto A/HRC/59/41, redatto dalla Relatrice Speciale sul diritto all’istruzione, Farida Shaheed, intitolato "The Right to be Safe in Education" – Il diritto di essere al sicuro nell’istruzione. Questo rapporto non parla solo di scuole, ma di tutti i contesti educativi, inclusi quelli digitali, extrascolastici, informali e anche familiari. È un documento che, pur provenendo dall’ambito istituzionale dell’ONU, parla direttamente alle famiglie. Soprattutto, parla a quelle famiglie che hanno scelto o stanno considerando l’educazione parentale (homeschooling). Perché questo documento è cruciale Molti genitori italiani non seguono regolarmente le pubblicazioni delle Nazioni Unite. Tuttavia, queste dichiarazioni hanno un peso simbolico e politico enorme: influenzano il modo in cui gli Stati definiscono leggi e politiche educative. Comprendere il contenuto di questo rapporto significa conoscere i propri diritti e rafforzare la legittimità di chi sceglie un percorso educativo alternativo. Questo documento cambia il paradigma: non basta più garantire l'accesso all'istruzione; bisogna garantire la sicurezza integrale dell'esperienza educativa. E ciò implica un impegno concreto, sistemico e quotidiano da parte delle istituzioni.  Il significato del "diritto alla sicurezza nell'istruzione" La Relatrice Speciale propone questa definizione: " The right to be safe in education is the right of learners, educators and non-teaching staff to be protected from any violation of their physical, sexual or psycho-emotional integrity, as well as from practices harming or endangering healthy relationships within and outside the educational environment and the free expression of identities." "Il diritto di essere al sicuro nell’istruzione è il diritto degli studenti, degli insegnanti e del personale non docente a essere protetti da qualsiasi violazione della loro integrità fisica, sessuale o psico-emotiva, così come da pratiche che danneggiano o mettono in pericolo relazioni sane dentro e fuori dall’ambiente educativo e l’espressione libera della propria identità." Il messaggio è chiaro: non esiste diritto all’istruzione senza diritto alla sicurezza. Questo porta con sé una trasformazione importante: si passa da un'idea di scuola come luogo neutro o automaticamente valido a una concezione molto più esigente e umana. Il sistema educativo deve garantire non solo conoscenza, ma anche benessere e rispetto. Scuola, ma non solo Sebbene il rapporto sia spesso interpretato in chiave scolastica, è importante sottolineare che non si riferisce solo alla scuola tradizionale. Anzi, include esplicitamente ogni tipo di ambiente educativo, anche quello familiare: "This includes all educational spaces and processes, including digital ones." "Ciò include tutti gli spazi e i processi educativi, inclusi quelli digitali." Questo significa che anche l’educazione parentale (homeschooling) rientra pienamente nella riflessione sul diritto alla sicurezza. Ed è qui che il documento apre una breccia storica nella difesa del diritto all'educazione in forma non convenzionale. Un'accusa implicita ai sistemi scolastici? Il rapporto non accusa esplicitamente la scuola pubblica, ma evidenzia numerosi rischi associati ai contesti educativi tradizionali: violenze, abusi, bullismo, discriminazioni, violazioni dell'identità personale. In molte scuole italiane, gli studenti LGBTQ+, neurodivergenti, con background migratorio o semplicemente "diversi" sperimentano quotidianamente situazioni di disagio e insicurezza. Nel contesto italiano, questa è una verità spesso taciuta. Eppure, chi lavora nel mondo educativo lo sa: non tutti gli ambienti scolastici sono sicuri. Molti non lo sono mai stati. Alcuni bambini e ragazzi escono da scuola più feriti che formati. Dalla parte delle famiglie homeschooler Per molte famiglie che hanno scelto l’istruzione parentale, questo documento rappresenta un balsamo e una legittimazione. Dopo anni in cui si è dovuto giustificare una scelta spesso vista con sospetto, oggi una voce autorevole delle Nazioni Unite afferma che il diritto all'educazione si realizza solo dove vi è sicurezza. E se questa sicurezza non viene garantita nella scuola, è giusto e legittimo cercarla altrove. "Safety entails the ability of all persons to enjoy and exercise their human rights in all aspects of education, without discrimination, fear or reprisal." "La sicurezza implica la possibilità per ogni persona di godere ed esercitare i propri diritti umani in tutti gli aspetti dell'istruzione, senza discriminazione, paura o ritorsioni." Questo significa che anche l’homeschooling, se vissuto in un ambiente sereno, amorevole e stimolante, può garantire più sicurezza e dunque più diritto all’istruzione rispetto a certi ambienti scolastici istituzionali. La pluralità educativa come chiave della sicurezza Il rapporto insiste su un principio fondamentale: le politiche educative devono adottare un approccio onnicomprensivo, che includa le realtà diverse degli studenti. "An all-encompassing approach to safety in education must take into account the diverse realities of learners, including those learning in informal, non-formal and home-based settings." "Un approccio onnicomprensivo alla sicurezza nell'istruzione deve tener conto delle realtà diverse degli studenti, inclusi quelli che apprendono in contesti informali, non formali e domestici." In Italia, ciò implica anche un cambio di paradigma nelle istituzioni scolastiche, nei dirigenti, negli uffici scolastici regionali. Non è più possibile trattare le famiglie homeschooler come soggetti da controllare o sorvegliare: sono portatrici di un diritto riconosciuto a livello internazionale. Una sicurezza che è anche libertà Molti genitori homeschooler raccontano di bambini che, dopo essere stati ritirati da scuola, hanno ricominciato a dormire bene, a sorridere, a studiare con piacere. La sicurezza psicologica non è solo assenza di violenza: è possibilità di essere se stessi, di apprendere senza paura, di essere ascoltati e rispettati. Questo documento ONU rafforza l’idea che la vera sicurezza nasce dalla fiducia, dalla relazione educativa autentica, dall’autonomia e dalla personalizzazione dell’apprendimento. Un invito a informarsi e agire Questo non è un documento tecnico per addetti ai lavori. È una dichiarazione politica, culturale e civile. Le famiglie italiane hanno oggi uno strumento in più per difendere le proprie scelte educative e per chiedere che lo Stato non ostacoli, ma sostenga chi garantisce un ambiente sicuro ai propri figli. Se davvero vogliamo costruire un sistema educativo giusto, dobbiamo partire da qui: dal riconoscere che ogni bambino ha il diritto di sentirsi protetto, rispettato e ascoltato. E se questo accade a casa, con i genitori, in un contesto sereno e stimolante, allora è quello il luogo giusto per crescere. Vuoi leggere il rapporto originale? Puoi trovarlo (in inglese) sul sito dell’OHCHR: https://www.ohchr.org/en . L’educazione è un diritto. Ma la sicurezza è ciò che lo rende possibile. Libera Schola: al fianco delle famiglie per conoscere e difendere i propri diritti In un panorama educativo in continua trasformazione, EDUpar si impegna ogni giorno per informare, sostenere e dare voce alle famiglie italiane che scelgono percorsi educativi alternativi, come l’homeschooling. Siamo convinti che conoscere i propri diritti sia il primo passo per difenderli , soprattutto quando si tratta del benessere e della sicurezza dei propri figli. Per questo vi raccontiamo e traduciamo documenti fondamentali come questo rapporto delle Nazioni Unite, che spesso passano inosservati ma che possono cambiare radicalmente il modo in cui le famiglie vengono trattate dalle istituzioni . Attraverso articoli, incontri informativi, consulenze e una rete di supporto attiva in tutta Italia, EDUpar è con voi per ricordarvi che educare in libertà è un diritto riconosciuto , e che ogni famiglia ha il potere — e il dovere — di scegliere ciò che è meglio per i propri figli, anche controcorrente. Continuiamo insieme a costruire un futuro educativo più umano, più sicuro, più consapevole.
21 giugno 2025
Il recente rapporto delle Nazioni Unite , redatto dalla Relatrice Speciale sul diritto all’istruzione Farida Shaheed, rappresenta un documento fondamentale per chi si occupa di educazione nel XXI secolo. Pubblicato nel contesto della 59ª Sessione del Consiglio dei Diritti Umani (giugno–luglio 2025), questo testo è frutto di una visita sul campo negli Stati Uniti, ma le sue osservazioni risuonano ben oltre i confini americani. Il documento va letto con attenzione da chi, come noi, lavora ogni giorno per costruire una cultura dell’apprendimento centrata sulla persona, sulla relazione e sull’autonomia. Le analisi contenute nel rapporto non solo mettono in luce le fragilità dei sistemi educativi centralizzati, ma riaffermano un principio essenziale: l’educazione appartiene alla comunità, e in primo luogo alla famiglia. Il sistema scolastico statunitense: disuguaglianze strutturali e compressione dell’esperienza educativa La fotografia scattata dal rapporto è nitida e impietosa. Pur riconoscendo la diversità e flessibilità dell’offerta educativa americana, la Relatrice Speciale evidenzia che il sistema riflette profonde disuguaglianze . Non si tratta solo di differenze tra scuole ricche e scuole povere: il problema è sistemico. “L’istruzione negli Stati Uniti è caratterizzata da disuguaglianze radicate, in particolare per le comunità a basso reddito e marginalizzate.” (par. 7) Il finanziamento basato sulla tassazione immobiliare locale alimenta un divario crescente tra le scuole: dove le famiglie hanno più mezzi, la scuola è meglio finanziata, attrezzata, supportata; dove i redditi sono più bassi, la scuola diventa spesso uno spazio di contenimento più che di crescita. A ciò si aggiungono criticità gravi: standardizzazione soffocante dei percorsi, uso punitivo della disciplina che colpisce in modo sproporzionato le minoranze etniche, privatizzazione crescente che rischia di svuotare la funzione sociale dell’istruzione pubblica, assenza di una cultura della cura per il benessere psico-emotivo di studenti e insegnanti. Il risultato è un sistema che, più che “educare”, tende a classificare, isolare, addestrare. Una scuola che spesso perde la sua anima, ridotta a gestione di dati e contenimento comportamentale. Il ruolo dei genitori: non solo supporto, ma diritto originario Uno dei passaggi più rilevanti del documento si trova al paragrafo 74, dove viene ribadito che: “La Costituzione protegge il diritto fondamentale dei genitori di dirigere la cura, la crescita e l’educazione dei propri figli.” Non è un dettaglio. È un’affermazione giuridica e culturale di enorme portata. Fa eco alla celebre sentenza Pierce v. Society of Sisters del 1925, emblema della visione secondo cui il bambino non appartiene allo Stato, ma alla sua famiglia, alla sua comunità affettiva ed educativa. Questa posizione assume un significato ancora più forte nel contesto contemporaneo, segnato da: tentativi di centralizzare e uniformare i percorsi formativi, pressioni normative che scoraggiano ogni deviazione dagli standard imposti, narrazioni mediatiche che marginalizzano o ridicolizzano chi sceglie strade educative alternative. L’affermazione dell’ONU, invece, sancisce con chiarezza che il primato educativo appartiene ai genitori , e che questo diritto è parte integrante del diritto umano all’istruzione Homeschooling come possibilità riconosciuta e concreta In questo quadro, non stupisce trovare nel rapporto un chiaro riconoscimento dell’istruzione parentale: “In tutti i 50 Stati, i genitori possono legalmente istruire i propri figli a casa.” (par. 27) Non è un passaggio secondario. L’homeschooling, da tempo in crescita anche in Europa, viene qui legittimato all’interno di un documento internazionale sui diritti umani. Questo significa che l’educazione parentale non è una soluzione estrema, né un privilegio individuale , ma una delle tante modalità possibili per garantire l’adempimento del diritto all’istruzione in forme pluralistiche. Per Fondazione Libera Schola, questa visione è coerente con la nostra esperienza concreta: progetti come Libere Ludere, i Learning Pods, i percorsi di apprendimento familiare o i viaggi educativi internazionali, nascono proprio da questa comprensione dell’educazione come fenomeno diffuso, incarnato e plurale . Sicurezza scolastica: un’emergenza educativa e relazionale Un altro tema centrale emerso dal rapporto riguarda la sicurezza nelle scuole. Non si tratta solo di sicurezza fisica — sebbene negli Stati Uniti siano documentati episodi gravi legati alla violenza armata — ma anche di sicurezza emotiva, psicologica, sociale. “Molti studenti si sono detti insicuri, discriminati, non supportati nel loro ambiente scolastico.” (par. 61)  “I timori principali riguardano sparatorie, bullismo, isolamento, mancanza di supporto alla salute mentale.” (par. 62–65) Questo solleva una questione cruciale: la scuola può davvero definirsi inclusiva, se non garantisce benessere relazionale? Il diritto all’istruzione non è il diritto a stare in aula, ma a stare bene mentre si cresce, si apprende, si costruisce il proprio futuro. In Italia, le condizioni sono diverse, ma non mancano segnali d’allarme: burnout studenteschi, crisi di ansia a scuola, diffusione precoce di dispositivi digitali e isolamento sociale. Serve una riflessione profonda su cosa significhi realmente “educare alla vita”. Verso una pedagogia della fiducia: l’educazione come diritto e responsabilità condivisa Nelle conclusioni del documento, l’ONU propone una definizione di educazione che ci è molto vicina: “Proteggere il diritto all’istruzione significa più che assicurare accesso alle aule. Significa creare ambienti sicuri, inclusivi, solidali dove ogni bambino possa fiorire.” (par. 93) Fiorire: è questo il verbo centrale. Un bambino non si istruisce, si coltiva. Non si prepara al futuro con competenze astratte, ma si accompagna nel presente con presenza, ascolto e significato. L’educazione è — e deve tornare ad essere — relazione, esplorazione, possibilità . Il compito di Libera Schola: custodire e moltiplicare le forme della libertà educativa Questo rapporto delle Nazioni Unite rafforza la nostra missione. Non siamo soli in questo lavoro: la libertà educativa ha fondamenta giuridiche, culturali e sociali profonde. La nostra responsabilità è quella di renderle visibili e praticabili: creare spazi, tessere reti, costruire alleanze tra famiglie, educatori, professionisti e territori. Libera Schola continua a sostenere una visione dell’educazione come patrimonio vivo delle comunità umane . Il bambino, ci ricorda il rapporto, non è una creatura dello Stato. Ma è, e deve restare, un soggetto libero, guidato da adulti che hanno il diritto e il dovere di accompagnarlo con amore, visione e fiducia.
Autore: Matteo Curto 12 marzo 2025
Le Nuove Indicazioni 2025 per la scuola dell'infanzia e il primo ciclo di istruzione rappresentano un aggiornamento significativo rispetto al documento del 2012 (DM 254/2012). Questo testo, sviluppato da una commissione di esperti, tiene conto dell'evoluzione della società, delle nuove sfide educative e delle competenze richieste per il futuro. L’obiettivo principale è quello di creare un curriculum più moderno, che equilibri tradizione e innovazione, con un focus su competenze linguistiche, STEM, educazione civica e uso critico delle tecnologie.